mercoledì 28 marzo 2012

M-J Lambert, "L'enfant adopté en difficulté d'apprentissage"

Segnaliamo l’ opera di Marie-Josée Lambert[1], L’enfant adopté en difficulté d’apprentissage, de boeck (2011). Il libro ha come sottotitolo “Guide d’accompagnement pour les parents adoptifs et les parents d’accueil”. E’ il primo testo in lingua francese su un argomento così importante, che coinvolge genitori adottivi, insegnanti e operatori sociali, e rende accessibile a un vasto pubblico il pensiero di grandi specialisti in adozione: Gabor Maté, Boris Cyrulnik, Nancy Newton Verrier, Michel Lemay.

La prefazione è di Johanne Lemieux[2] ; suo l’ invito agli operatori sociali di agire in fretta e bene per sfatare una volta per tutte le “credenze”, i “miti” e i “fantasmi riparatori” che, ancora oggi, motivano la scelta adottiva e il modo in cui si trattano gli adottati: in base a delle “credenze” e non a delle “conoscenze”. Gli addetti ai lavori hanno la responsabilità di approfondire le conoscenze scientifiche ed empiriche per capire a fondo l’impatto del vissuto pre-adottivo sullo sviluppo e il funzionamento dei bambini adottati; trovare soluzioni, elaborare strumenti creativi e renderli accessibili a tutti. In questo modo si aiutano i bambini e i genitori, veri “tutori della resilienza”.

Secondo Johanne Lemieux il libro risponde ai requisiti socratici di verità, bontà e utilità.

E’ un’opera vera perché i problemi scolastici sono la terza causa del ricorso alla consultazione specialistica nel post-adozione (dopo le preoccupazioni che riguardano la salute fisica e le difficoltà di attaccamento) e diventano la prima con l’andare degli anni. I genitori non sanno che i loro figli a scuola devono fare i conti con i postumi neurologici dei traumi precoci, con il senso di vergogna legato all’abbandono e con un’ autostima prossima allo zero.

E’ un’opera buona perché aiuta ad essere empatici con i bambini e i ragazzi che presentano difficoltà di apprendimento e/o comportamento. Senza lo sguardo compassionevole dei genitori, degli insegnanti, del terapeuta, dell’educatore di sostegno, …l’adottato non supererà il senso di vergogna e la convinzione di essere un incapace. L’autrice, partendo da un’idea radicata in molti genitori e insegnanti che i problemi si superano con il solo impegno, conduce il lettore alla comprensione delle ragioni profonde e psicologiche delle difficoltà dell’ allievo. E’ un libro che aiuta i genitori, che hanno paura della diversità[3] a guardare in faccia alla realtà, senza allarmismi e senza voler stigmatizzare tutti i bambini adottati.

E’ un’opera utile perché fornisce delle soluzioni adeguate, dei mezzi accessibili e concreti per la prevenzione, la cura delle difficoltà e la riuscita scolastica dei bambini. E’ un libro che Lemieux considera essenziale per i genitori, per la sua attività professionale[4] e per gli insegnanti. Tutti dovrebbero averne una copia e ognuno dovrebbe impegnarsi a diffonderlo nelle scuole in modo che, finalmente, i figli adottivi possano essere meglio compresi ed aiutati e i genitori liberati dall’immagine stereotipata che li ritrae come soggetti ansiosi e iperprotettivi.



[1] Diplomata presso l’Università del Québec a Montréal, ortopedagogista e consulente famigliare (famiglie adottive ed affidatarie i cui figli presentano difficoltà di apprendimento). Formatrice di insegnanti e operatori sociali. Madre adottiva e biologica (quattro figli adolescenti),

[2] Madre adottiva, operatrice sociale, psicoterapeuta specializzata in adozione internazionale e formatrice. Ha creato nel 1966 un nuovo approccio psicosociale ai problemi del post-adozione (“Adopteparentalité”)

[3] Come tutti i genitori, anche i genitori adottivi desiderano avere un bambino “normale”: il modello base (2 mani, 2 gambe, 2 occhi, 1 bocca…) con il minor numero di possibili opzioni supplementari. Ma il bambino adottato ha già in partenza un’ opzione in più rispetto al modello base: è stato separato dalla sua prima mamma. La maggior parte degli adottati effettua un buon processo di resilienza, ma restano delle cicatrici (…) Libera traduzione della conferenza di Johanne Lemieux, Louvain-la-Neuve, 30 marzo 2007.

[4] “Je vais enfin pouvoir offrir aux parents qui me consultent un document adapté à leurs besoins et aux besoins spécifiques de leur enfant set qui leurs permettra de poursuivre à la maison le travail entrepris en consultation”

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