mercoledì 18 aprile 2012

Johanne Lemieux, “10 trucs pour une scolarité réussie”

Siamo debitori al Blog des adoptants (Belgique) http://leblogdesadoptants.over-blog.com/10-index.html della sintesi della relazione di Johanne Lemieux, “10 trucs pour une scolarité réussie” (Louvain-la-Neuve, 30 marzo 2007).
Anche noi siamo convinti che “ces conseils sont fort utiles au moment de l’entrée à l’école de l’enfant adopté” e non esitiamo “à (nous) en servir pour sensibiliser le monde scolaire”.
Proponiamo il testo nella nostra versione in italiano; l’originale è disponibile, su richiesta, in formato PdF.
Domani Johanne Lemieux sarà a Losanna, Auditoire César-Roux CHUV,r.Bugnon 21, 19h30-22h30, per una conferenza dal titolo "12 clés pour accompagner nos ados adoptés" (http://www.adopte.ch/francais/divers...imprime_v6.pdf http://www.adopte.ch/form/formInscription.php)

10 trucchi per un successo scolastico
L’ingresso a scuola sarà il vero test per il bambino adottato. Se fino a quel momento gli abbiamo chiesto di essere felice, ora gli chiederemo di fare, di produrre.
La prima responsabilità dei genitori adottivi è di adottare sulla base di conoscenze più che sulla base di credenze.
E’ per questo che noi siamo qui questa sera.
Come tutti i genitori, anche i genitori adottivi desiderano, all’ inizio del percorso adottivo, avere un bambino “normale”: il modello base (2 mani, 2 gambe, 2 occhi, 1 bocca…) con il minor numero di possibili opzioni supplementari.
Ma il bambino adottato ha già in partenza un’ opzione in più rispetto al modello base: è stato separato dalla sua prima mamma. La maggior parte degli adottati effettua un buon processo di resilienza, ma restano delle cicatrici. In particolare l’ idea di aver fatto qualcosa per cui la madre l’ ha abbandonato (badbabysyndron).
Il primo gesto di un neonato è di rapire (“kidnapper”) la sua mamma affettivamente, affinché ella gli assicuri la sua sopravvivenza.
Il bambino adottato ha fallito in questo suo primo obiettivo; svilupperà allora un’ energia immensa per non fallire nei successivi obiettivi. Lo accompagnerà la paura dell’insuccesso, il timore di non essere all’altezza della situazione.
Non è mai colpa sua, ma lui è convinto dell’esatto contrario. Occorrerà ricordargli spesso che questo abbandono non è stato causato da un suo sbaglio.
Seconda considerazione sul bambino adottato: il bambino adottato presenta 4 volte più problemi nell’ apprendimento, rispetto agli altri bambini.
I disturbi dell’apprendimento, presenti negli altri bambini in una percentuale che varia tra il 4 e il 7%, salgono fino al 20 - 30% nei bambini adottati (questo però ci dice anche che il 70 – 80% non ha problemi!!!).
Questo non significa entrare subito in ansia. Di quanto ho riferito occorre afferrare lo spirito, per trovare la reale vera natura del problema.
Esempio: il bambino sembra prendersi completamente gioco della scuola, del suo lavoro…ma in realtà egli non capisce e lo nasconde con un comportamento disinvolto. Prima di appiccicargli l’ etichetta di “fannullone”, occorre cercare la vera causa…
Terza considerazione sul bambino adottato: spesso è di etnia diversa: o vuole integrarsi nel gruppo, oppure i suoi tratti distintivi ne fanno la mascotte (cfr. punto7)
La quarta considerazione sul bambino adottato: l’ età del suo sviluppo mentale non coincide con l’ età anagrafica.
Il bambino adottato recupererà ad una velocità incredibile tutto il suo svantaggio (corporatura, peso, linguaggio,…) TRANNE la maturità affettiva. Ciò che è ben diverso dalle capacità intellettuali. Confondendo le due cose, il bambino si vede attribuiti dei disturbi dell’attenzione mentre ha solo un ritardo nella maturità affettiva. Nonostante i suoi 5 anni, egli ha ancora bisogno di giocare, di muoversi…Da qui l’importanza di fare un’ analisi completa.
Occorre molto tempo per ricuperare questo ritardo. Si può considerare l’ idea di ritardare l’inserimento scolastico (scuola primaria e perfino secondaria) per lasciargli il tempo di recuperare questo ritardo secondo i suoi ritmi.
Non si tratta di una tara, è una realtà che deve essere rispettata! Questo lascia più tempo al bambino per poter esprimere, più tardi, tutte le sue potenzialità.
1. Fare un corso di base sull’adozione all’insegnante del proprio figlio
L’insegnante naturalmente non sa cos’è un bambino adottato con i suoi progressi, le sue sofferenze…
E’ inutile lasciarlo pascolare solo di fronte alle sue difficoltà, quando si possiede la chiave per aiutarlo ad aiutare nostro figlio.
Questo non significa neppure voler appiccicare all’allievo un’etichetta: “bambino con problemi”. Si tratta piuttosto di fare la lista delle soluzioni che funzionano piuttosto che dei problemi. Il bambino verificherà la tempra del nuovo capitano della nave: “posso fidarmi di questo professore?”. Il professore dovrà mostrarsi solido (come i genitori), degno di fiducia. Deve essere il vero capitano; in caso contrario il bambino prenderà il comando del battello…
2. Fare ordine nelle proprie storie scolastiche
Non devo proiettare su mio figlio le mie paure, le mie speranze, i miei successi scolastici. Quando nasce un bambino, egli mette in campo, all’interno della relazione, i suoi bisogni e le sue risorse. La stessa cosa fanno i genitori, ma questi ci infilano, in più, tutte le loro “mine” personali (ferite, fragilità…). Diventando grandi, i bambini “cammineranno” su queste mine e le faranno esplodere.
“I bambini esistono per permettere ai genitori di finire di crescere”.
Durante il periodo dell’abbinamento si cercano dei genitori che abbiano più risorse che mine (ma un campo senza mine non esiste).
Nel caso dell’adozione, anche i bambini arrivano con le loro mine.
E’ per questo che noi dobbiamo individuare le nostre mine scolastiche perché i nostri figli le faranno esplodere al loro ingresso a scuola.
I genitori vogliono di solito il più e il meglio per i loro figli. Le aspettative del genitore influenzano direttamente il grado di soddisfazione del bambino. Questo può creare in lui un benessere o una sofferenza. Occorre prendere il bambino per quello che è non per quello che noi vorremmo che sia.
3. Conoscere il contenuto del cervello
Solamente il 20% delle connessioni (reti neuronali) del cervello del neonato sono stabilite alla nascita: le restanti si completano successivamente. Questo dipenderà da 4 fattori:
1) la quantità e la qualità della materia neurologica. Questa dipende da tre cose:
· l’alimentazione della madre durante la gravidanza
· l’intossicazione dovuta ad alcool, fumo,…ma anche l’inalazione di sostanze tossiche (plastica)
· lo stress della madre: la secrezione del cortisone diminuisce il peso del bambino alla nascita
2) la quantità e la qualità degli stimoli sensoriali (soprattutto tra 0 e 3 anni). Senza stimolazione esterna, senza attivazione, i neuroni non si connettono. E’ la quantità delle connessioni che fa sviluppare il cervello. Più connessioni ci sono, più l’ informazione circola veloce, più il cervello si struttura.
3) la quantità d’ incoraggiamento ricevuto. Il bambino non impara se l’adulto non l’ incoraggia, ne sottolinea i progressi e lo gratifica…
4) il bambino è stato testimone di situazioni di grave stress? Un bambino è più traumatizzato per aver assistito ad un avvenimento traumatizzante che per averlo subito. Lo stress può essere d’ origine interna (restare per lungo tempo sporco, senza essere cambiato, avere fame…) o esterna (ascoltare gli altri bambini che muoiono di freddo, vedere la madre picchiata,…).
Questi bambini sono tutti dei sopravvissuti. Occorre dirglielo perché è molto utile per la loro autostima
4. Consultare un professionista in adozione per stabilire una diagnosi differenziale
Non bisogna confondere i problemi sintomatici con il problema principale. In considerazione del vissuto particolare del bambino adottato; occorre prima verificare:
a) a che punto è il bambino nel suo processo di attaccamento? L’80% dei disturbi dell’attaccamento hanno gli stessi sintomi dei disturbi dell’attenzione.
b) Il bambino soffre di sintomi post-traumatici? Questo provoca nel bambino delle strategie per evitare i pensieri intrusivi. Esempio: tics, angosce,…
c) è presente problema neurologico?
(cfr. punto 3). Il cervello è ben ”resettato”?
5. Sindrome del 747
Noi abbiamo sotto gli occhi una magnifica carlinga del 747. Volo perfetto. Improvvisamente avviene lo schianto. L’aereo aveva all’interno un piccolo motore cessna (ritardo cognitivo o emotivo)… .
Per paura di un rifiuto, di un nuovo abbandono, il bambino si mostra perfetto: fa tutto quello che gli si chiede, è sempre d’accordo, non protesta. E dopo arriva il fallimento scolastico, nel bel mezzo del percorso…
La pressione che subisce (genitori) a volte è certamente estrema, ma talvolta è il bambino stesso che se la impone.
Il bambino non riesce a distinguere ciò che è da ciò che fa. I genitori devono fare attenzione anche alle parole che usano: io ti amo, qualunque cosa accada, per quello che tu SEI. Io sono delusa, arrabbiata con te perché tu hai fatto questo o quello.
Ora però, a scuola sono i risultati che si valutano…I bambini hanno spesso vergogna di loro stessi: io sono meno buono, io sono meno bravo degli altri. Un genitore “buono” gli dirà: “Non sei tu che sei cattivo, ma quello che hai fatto”.
La vergogna è diversa dalla colpa. La colpa è sana: ci permette di vedere ciò che abbiamo fatto e ci permette di correggerci, migliorarci…
Vergogna=essere / colpa=fare
6. Bassa autostima
La paura di essere di nuovo abbandonato è sempre presente in ogni azione…Anche in questo caso i genitori devono essere attenti alle parole che usano. Occorre ripetere che non è mai colpa del bambino se è stato abbandonato (vedi sopra).
Fare attenzione e non riattivare questa paura legata al primo fallimento.
7. Sindrome della mascotte
Il bambino adottato è “grazioso”, attira lo sguardo, la curiosità, la simpatia…Diventa la mascotte del gruppo o un oggetto affascinante.
Gli adulti devono stare in guardia ed evitare di incoraggiare questi atteggiamenti (come quello dell’insegnante che “vuole avere il piccolo cinese nella sua classe”).
Diventando grande, questo atteggiamento esaspera il bambino che vuole integrarsi nel gruppo.
8. Domande idiote o razziste
“Quanto sei costato?”
“Dov’è la tua vera mamma? Perché ti ha abbandonato?”
Queste domande riflettono una paura, una preoccupazione dei bambini stessi che le pongono. Essi realizzano che certi genitori abbandonano i loro figli. Questo potrebbe anche capitare a loro?
Occorre spiegare questo ai bambini adottati. Occorre prepararli a queste domande e ad allenarli a rispondere.
E’ il momento di ricordare loro che i superstiti sono loro (non gli altri). I genitori non si devono lasciare intimorire; devono restare solidi, protettivi. Non bisogna scambiarsi i ruoli, arrivando al punto che il bambino non dica più nulla per “proteggere” i suoi genitori.
9. Obbligo di diligenza, NON di risultato
Si ha l’obbligo di assicurare le corrette condizioni per apprendimento, non quello di ottenere dei buoni risultati. Attenzione: la valutazione dei risultati ottenuti dal bambino non deve in alcun modo diventare la chiave di lettura della capacità dei genitori di svolgere il loro compito. Capire questo permette di esercitare meno pressione sui bambini e di prendere la necessaria distanza per meglio vedere il bambino.
10- Pagella
Tenere sempre distinti l’Essere dal Fare.
Attenzione al linguaggio non verbale quando leggete la pagella. Non fate del risultato scolastico un’ossessione. Il legame di attaccamento è un cavo invisibile che collega il cervello destro dei genitori al cervello destro del bambino. Questo legame sostituisce il cordone ombelicale. Non bisogna sciogliere questo legame nel momento dell’ingresso a scuola.
Bisogna conservare questo legame di attaccamento indispensabile al senso di sicurezza e potenziare l’autostima del bambino, indispensabile al suo sentimento di benessere.
Non fare del successo scolastico un’ossessione.
DOMANDE/RISPOSTE
Che ne è della ripetizione dell’anno?
Non si tratta di ripetere. Non si ricomincia un anno, lo si “continua”!
Utile in caso d’ immaturità affettiva e ritardo cognitivo.
Non si può pretendere che un bambino, durante una corsa, arrivi al traguardo con tutti gli altri se è partito con X metri di ritardo! Non è giusto. Occorre dargli più tempo…
Adozione e abbandono scolastico
L’85% degli adottati sono dei giovani un po’ strani, ma che se la cavano!
Verificare con un check up pluridisciplinare (vedi punto 4) la vera natura del problema.
Discutere: ammettere i propri errori (“io non sono un genitore perfetto”) e considerare insieme ciò che si può fare.
Ruolo dell’insegnante
Avere un approccio sistemico da parte di tutti i protagonisti: usare lo stesso comportamento con il bambino. Avere delle risorse da proporre ai genitori su cui possano riflettere.

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