Se sai in anticipo cosa ti può capitare, non ti
spaventi, hai gli strumenti per intervenire subito e sai a chi rivolgerti.
Ci sono momenti in cui il dialogo con i figli si interrompe e si rischia di arrivare allo scontro. Per evitare il reciproco arroccamento, è meglio tirare il fiato e prendersi una pausa di riflessione. "Cosa mi sta succedendo"?. Ecco alcune cose da non fare e da sapere. Se hai bisogno di un sostegno, è arrivato il momento di chiedere aiuto!
· Non reagire emotivamente
alle provocazioni: fai il suo gioco; sente che ti ha in pugno. Devi sforzarti
di mantenere il controllo.
·
Non competere
mai per il controllo della situazione.
·
Solo se tuo
figlio si sente sicuro può cambiare.
·
Quando non
condividi un suo comportamento controlla il tono della voce: deve restare
neutro. Massima attenzione al linguaggio del corpo (la comunicazione passa al
50% attraverso il corpo, il 40% attraverso la voce, il 10% attraverso le
parole).
·
Non cadere
nella trappola del fare (agire d’ impulso). Fermati e chiediti cosa ti vuol
dire tuo figlio comportandosi così.
·
Essere
empatici non vuol dire “ti capisco”
(sarebbe presuntuoso, visto che lui non si capisce!).
·
Quando fa la
vittima non mostrare empatia.
·
Evita di
essere permissivo, accondiscendente, indulgente. La mancanza di regole certe
aumenta l’ansia.
·
Poche regole
chiare di cui si dà per certo il rispetto (non entrare in discussione! Quando
si stabilisce un accordo non si può rinegoziare).
·
Non gettare la
spugna: mai dire “fa come ti pare”.
·
Non fare mai
domande dirette se sai che tuo figlio dice spesso bugie. Formula delle ipotesi (“Mi
sembra che oggi tu…”) e aspetta le sue reazioni.
·
Non avere
paura di parlare degli eventi traumatici del suo passato. Parlare lo aiuta a
capire il presente.
·
Quando chiedi
a tuo figlio di impegnarsi a fare qualcosa che lui non vorrebbe fare, dai un
rinforzo positivo per evitare la rabbia e il sabotaggio.
·
Dire “grazie” è per lui molto difficile, è ammettere
la propria dipendenza.
·
Quando noi lo
ringraziamo dobbiamo sempre spiegare il perché.
·
Può non capire
la gentilezza e pensare di essere manipolato.
·
Cerca
gratificazioni immediate (la promozione a scuola è una meta troppo lontana!).
·
Basta un
rimprovero per interrompere il rapporto di “fiducia vigile”. In tal caso il
genitore diventa il suo “persecutore”.
·
Usa i comportamenti
come delle “sonde”: provocatori o concilianti per controllare le nostre
reazioni. Se ci mostriamo deboli o incerti è finita.
·
Amorevoli,
empatici ma vigili e solidi come una roccia.
·
Basta 1 minuto
per trasformare l’ansia in crisi di panico: intervieni prontamente, non
lasciare che la situazione degeneri.
·
Non
comportarti mai in modo prevedibile. Spiazzarlo, ti mette in una situazione di
forza.
·
Osserva il
comportamento non verbale (leggi lo sguardo)! Il contatto oculare va bene, ma
non forzarlo in caso di conflitto!
·
Non usare con
lui la parola “manipolare”, preferisci “trucco”.
·
Noi genitori
vorremmo essere ricambiati nell’ amore… ma è meglio dire “Noi ti diamo amore;
sta a te decidere se accoglierlo a meno”. Il fatto che non ci ricambi, non è un
nostro problema!
·
Non catturare
su di te la sua ansia: non puoi sostituirti a lui nella soluzione dei problemi.
·
Riconoscere
che il proprio figlio potrà fare qualche pasticcio nella sua vita, aumenta le
probabilità che NON lo farà!
·
La parola
“scelta” va spiegata con tanti esempi. Insistere sui motivi.
·
Più proponi
soluzioni, più lui si sente minacciato (=perdita del controllo sulla propria
vita).
·
Non offrire
aiuti o consigli se non richiesti.
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