- L’adozione dura tutta la vita e cambia la vita. È un diritto conoscere, da subito, i problemi e le incognite che si dovranno affrontare. Prima di presentare la domanda di idoneità all’adozione è utile prendere contatto con le associazioni delle famiglie che da anni sono impegnate in questo progetto.
- I problemi dei genitori adottivi sono diversi da quelli degli altri genitori. I figli adottivi sono figli traumatizzati dalla perdita della mamma biologica. Relazionarsi con il trauma non è facile e occorrono delle competenze specifiche.
- La preparazione offerta alle coppie che chiedono di adottare è inadeguata e legata ad un’idea superata dell’adozione, che considera l’amore l’unica medicina in grado di risolvere tutti i problemi. L’amore è fondamentale ma non è sufficiente.
- Per sostenere ed educare un figlio adottivo è indispensabile un buon gioco di squadra all’interno della famiglia e al suo esterno (rapporti con gli altri genitori, con gli educatori, con gli operatori sociali, ecc…)
- Occorre formare gli operatori sociali, garantendo loro una qualifica specifica in adozione. Questo perchè se l’intervento è specialistico e tempestivo si evita il rischio di una cronicizzazione del disagio, con tutte le conseguenze del caso.
- La scuola rappresenta la prima prova del fuoco. Ḗ sbagliato pensare che con la sola buona volontà i nostri figli risolveranno tutti i problemi. L’esposizione prolungata a forti stress può aver compromesso le facoltà legate all’apprendimento e alla memoria. I genitori non devono crearsi aspettative eccessive.
- L’adolescenza, che coincide con la perdita dell’infanzia, è particolarmente devastante, soprattutto quando il legame con la famiglia non è ancora saldo. La ricerca di una propria identità risveglia nei ragazzi i legami con la storia pregressa e il carico di ansia e di solitudine può rivelarsi insopportabile.
- Le famiglie in difficoltà non devono essere lasciate sole. Una terapia mirata, che coinvolga tutti i membri della famiglia, evita di far ricadere sui figli la responsabilità della crisi.
- Mettere ad un ragazzo l’etichetta di “personalità limite” o “borderline” equivale a rovinargli la vita. I ragazzi vanno aiutati nella ricerca e scoperta delle loro potenzialità e dei loro talenti.
- Per i figli adottivi che non riescono a risolvere all’interno della famiglia i loro problemi, si aprono le porte del foyer, dell’ ospedale psichiatrico o del carcere e divengono casi sociali, il cui recupero è ancora più problematico.
martedì 14 giugno 2011
DECALOGO
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