Un figlio adottivo, ormai grande, ci ha scritto (http://www.spazioadozione.org/ "Imparare ascoltando i figli") quanto sia difficile per un genitore conoscere il proprio figlio: “prima lo educhi e poi lo conosci”. In effetti a me è successo proprio questo. Ho iniziato il mio percorso adottivo completamente ignara delle problematiche che avrei incontrato, rassicurata dall’assistente sociale di turno che me la sarei cavata senza problemi. Questa era, e purtroppo è ancora oggi, la convinzione di chi opera in Ticino: con l’amore si superano tutte le difficoltà.
Conoscere come i bambini vivono l’abbandono ( come reagiscono alla perdita, quali comportamenti mettono in atto per non sentirsi vulnerabili, perché non riescono a liberarsi del profondo senso di colpa, perché restano ostaggio del trauma e hanno difficoltà a costruire nuovi legami, ecc.) è stato determinante per iniziare a capire e a comprendere. La conoscenza, invece, è qualcosa che si costruisce giorno per giorno: pensi di avercela fatta e poi ti accorgi che le cose non quadrano ancora. D’altra parte è difficile conoscere qualcuno che ha bisogno di “mimetizzarsi”, di nascondersi dietro una “maschera”, che ti chiede: “ma io chi sono veramente?”
Sono convinta, partendo dall’ esperienza condivisa con i genitori di Spazioadozione, che far conoscere la realtà dell’adozione debba essere il nostro obiettivo primario.
“Prima lo educhi e poi lo conosci”, è vero, ma abbiamo bisogno di imparare ad educare per poi condividere la nostra esperienza con gli insegnanti delle scuole, che hanno il difficile compito di accompagnare i nostri figli ad esplorare il mondo.
giovedì 12 gennaio 2012
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