Sintesi degli interventi
Presentazione
Spazioadozione si costituisce in
associazione nel marzo del 2011 per iniziativa di un gruppo di genitori
adottivi già da diversi anni impegnati nella realizzazione di una rete di
sostegno di auto mutuo aiuto.
L'associazione è nata per rispondere
al bisogno di condivisione di sempre più genitori adottivi confrontati con
situazioni complesse; per acquisire maggiore consapevolezza delle tematiche
adottive; per dare voce e spazio ai
bisogni dei genitori e dei loro figli. Il mondo dell’adozione è cambiato
rispetto a 20/30 anni fa: oggi le coppie sono formate (18 ore nel pre adozione
e 12 ore nel post adozione); possono reperire in rete moltissime informazioni e
testimonianze e hanno accesso a una vasta letteratura sull’argomento. Termini
come “teoria dell’attaccamento”,“trauma dell'abbandono, “ferita primaria”, “resilienza”
erano a noi sconosciuti. Ciò nonostante ancora oggi si parla di adozione
secondo clichés e immagini devianti,
ecco perché è importante avere un'associazione che parla di adozione e
ne promuove la cultura.
Dove si trova oggi l’adozione: quadro
giuridico e cambiamento di modello
Come tutto, anche il mondo
dell’adozione è in mutamento; l’adozione di oggi non è quella di 30 anni fa. L’adozione
si teneva segreta, vi era rottura con il passato, si parlava di seconda nascita,
di dare un bambino a una
famiglia. La sensibilità e l’attenzione verso il bimbo si sono modificate:
pensiamo alla dichiarazione dei diritti dei bambini (XXX che ricorre quest’anno)
e all’entrata in vigore della
convenzione dell’Aja (93) per fermare il mercato dei minori e agli articoli del
CC svizzero entrato in vigore nel 2018 (passando dall’ordinanza Aoad 2011).
Viviamo una fase di transizione: il quadro
storico, sociale, psicologico sono profondamente diversi come pure quello
giuridico; si sono evoluti e con essi Il modello dell’adozione è profondamente
mutato
Quadro
giuridico:
OAdoz-CH
(2011),
CC
(2018)
Convenzione
Aja (1993)
Art 1 della convenzione dell’Aja sancisce che l’adozione deve essere
fatta nell’interesse superiore del bambino e nel rispetto dei suoi diritti
fondamentali. Il bambino merita, ha il diritto a una famiglia e non viceversa.
Il benessere del minore è messo al centro.
L’adozione non è più segreta, il bambino
ha il diritto di sapere, di conoscere, di ricuperare il suo passato così da
creare una continuità tra passato e presente. Ricerca delle origini: accesso
alle informazioni.
La convenzione dell’Aja si basa sul principio della sussidiarietà quindi l’adozione
internzionale è l’ultima ratio. Importanza dell’etica dell’adozione, di cui
troppo poco si parla.
Principi dell’adozione.
Affinché il bambino sia legalmente
adottabile il percorso da effettuare è lungo e complesso. Devono essere
eseguite delle ricerche, con modalità proprie a ogni paese d’origine, per un
eventuale ricongiungimento familiare o devono essere trovate soluzioni
alternative nel paese.
Questa ricerca, secondo una procedura
codificata, richiede risorse e tempi lunghi, però solo così potranno essere
garantiti i diritti del bambino.
Per fondare una famiglia in modo
trasparente, legale, il viaggio da percorrere è lungo.
L’adozione può essere naz / internaz.
Completa = scioglie i vincoli di
filiazione anteriori.
Modello
adozione :
triade:
bambino - famiglia d’origine - famiglia adottiva.
Avviciniamoci ai vari attori.
I futuri genitori, la maggioranza è
confrontata con l’impossibilità o la difficoltà di procreare, devono avere il
tempo d’iniziare ad elaborare il processo di lutto/perdita e creare lo spazio
mentale per far nascere l’idea di adottare, per poi intraprendere un lungo cammino (nuova
procedura per ottenere il certificato d’idoneità). Saranno confrontati con un’indagine
sociale, psicologica e una formazione obbligatoria. In Ticino la formazione nel
periodo pre adottivo è di 18 ore e di 12
ore nel post adottivo. Durante la procedura la coppia deve anche scegliere il
paese d’origine e il profilo del bambino. Spesso il desiderio dei genitori
collide con il desiderio/bisogno del paese d’origine. I genitori durante la
procedura sono confrontati spesso a dei cambiamenti, a rivedere i loro
desideri, la loro immagine del bambino.
Il bambino giunge con una valigia
carica: una storia, un’ identità, un passato, una lingua, usi costumi che
influenzano e influenzeranno i suoi futuri comportamenti. Il bambino è stato separato da famiglia, amici,
luoghi; ha subito traumi/separazione madre e a volte ha subito maltrattamenti,
abusi, mancanza di cure …..e potrebbe soffrire di disturbi dell’attaccamento.
Possiamo immaginare la complessità e
quali risorse e competenze sono richieste ai genitori adottivi per costruire
nuovi legami e quanta energia è richiesta al bambino .
Lo spiega molto bene John Bowlby con la teoria dell’attaccamento. La
costruzione dell’attaccamento con la figura genitoriale è la condizione
necessaria per poter costruire un’autonomia individuale. Non avviene
repentinamente, bisogna dare tempo affinché si trasformi in legame sicuro.
Questo processo orienterà le relazioni affettive dell’essere umano con
l’ambiente dalla nascita alla morte.
Questa
complessità e/o difficoltà nello stabilire relazioni potrebbe influenzare anche
l’apprendimento. L’inserimento a
scuola è un momento sensibile: tutti sappiamo che l’apprendimento si basa sul
tipo di relazione che s’instaura con l’insegnante e con i compagni. Il bambino a scuola si confronta: deve costruire
nuovi legami, imparare nuovi parametri culturali, espressivi, valoriali, apprendere
e, allo stesso tempo, essere oggetto di curiosità, di domande difficili e
dolorose. Il bambino può avere difficoltà di adattamento, sia relazionali sia
scolastiche, e potrebbe rispondere con difficoltà di concentrazione, ipereccitabilità,
cinestesia, difficoltà a rispettare le regole e con comportamenti inadeguati
(causa: abbandono/rottura legami familiari, maltrattamenti, povertà sociale, trascuratezza,
lunga istituzionalizzazione…).
Nuovo
approccio di considerare i disturbi d’apprendimento.
Elena
Simonetta offre una nuova e interessante lettura quando ci parla della
disgnosia.
“La
disgnosia è il disturbo delle capacità di conoscere o di apprendere a seguito
di esiti traumatici non elaborati, collegata a ritardo psicomotorio, ritardo
nelle funzioni psicolinguistiche e nella evoluzione della rappresentazione
mentale, elemento che collega il linguaggio allo sviluppo psicomotorio; inoltre
sono spesso carenti anche le modalità logiche e di simbolizzazione.
Difficoltà
di attenzione e concentrazione, labilità mnestica, scarsa autonomia,
incoerenza e frammentazione nei processi di pensiero e comorbilità con
disturbi somatici e/o della sfera emotivo-relazionale, sono altri aspetti che
caratterizzano le difficoltà ad apprendere dei soggetti disgnosici”.
Il
nuovo modello di adozione, come c’insegna Brodzinsky, è un percorso di
costruzione di relazioni e gestione di temi complessi che si propongono e
ripropongono lungo tutto l’arco della vita. Perché l’adozione è un lifelongprocess.
Una
mamma riflette ad alta voce
La
ricerca della normalità
Noi sognavamo una vita come quella di
tutti gli altri genitori. Volevamo essere dei genitori normali con dei figli
normali. Nulla di più. Ma è proprio
così?
“Spesso,
i genitori adottivi ricercano una normalità che non potrà mai essere, perché
nel momento stesso che hanno intrapreso la strada dell’adozione hanno fatto una
scelta di diversità”. Laura Pensini, L’adozione va a scuola, Prisma Luce
Edizioni, p. 92
Il trauma dell’abbandono e il passato
Per
ogni adottato c’è una dichiarazione di stato di abbandono; un vissuto complesso. Poiché non è normale che una madre abbandoni il
proprio figlio, può capitare che chi è abbandonato si senta responsabile
dell’accaduto e allora “se sono stato
rifiutato e abbandonato, vuol dire che in me c’è qualcosa di terribile”. Senso
di colpa e di vergogna.
Tutti gli adottati hanno subito una profonda ferita, che Nancy Newton Verrier, psicologa clinica californiana, definisce “ferita primaria”, “una ferita fisica, emotiva, psicologica e spirituale”. Chiaramente ogni bambino ha una sua storia unica e irripetibile e non c’è un unico modo per vivere la separazione. Ci sono bambini che hanno una capacità di resilienza superiore ad altri, cioè che hanno maggiori capacità per fronteggiare il trauma subito (chi si adatta e chi sembra non essere in grado di reagire). Esperienze pluritraumatiche nei bambini più grandi: sono bambini trascurati, maltrattati, umiliati, abusati e rifiutati.
Ogni bambino porta con sé il proprio passato, una grande valigia invisibile che racchiude tutto il suo mondo: nove mesi nella pancia della mamma + l’esperienza di giorni, mesi anni. Non si può mettere una pietra sul passato e nemmeno metterlo da parte: non riconoscerlo vuol dire cancellare una parte della storia dei nostri figli, negare una parte importante della loro identità, sottovalutare le loro ferite, non riconoscere il loro dolore; in altre parole non credere in loro. Così facendo si rischia di compromettere il processo di attaccamento, la creazione di un nuovo legame e la costruzione di una storia condivisa.
Per
fare questo occorrerà anche fare i conti con i genitori di nascita, con la
prima coppia genitoriale così diversa ma così disperata. La loro storia non è
una storia separata da quella dei nostri figli. Noi dobbiamo offrire loro una
chiave di lettura del loro abbandono.
La sfida
Gli
adottati crescono: escono dall'ambiente protetto della famiglia. Cercano nuovi
modelli di riferimento. Non è facile soprattutto per chi ha la pelle scura
(piccolo: simpatico negretto; grande: c’è da fidarsi? cosa vuole?) Gli adolescenti si
guardano con gli occhi degli altri: lo sguardo sociale li rimanda alle loro
origini. E allora perché non diventare quello che già gli altri pensano di loro?
Fa
meno male essere biasimati perché si assumono comportamenti da bulli, perché si
usa un linguaggio sboccato, perché si elemosinano soldi per strada, perché si
abusa di alcol…piuttosto di restare fermi al sentimento di esclusione e di
vergogna.
Sono gli anni più difficili, che in taluni casi portano all'allontanamento da casa. Sbattendo la porta ci chiedono un abbraccio. Sono grandi, ma emotivamente bebé. Spesso sono incapaci di regolare le loro emozioni. Da bambini non hanno avuto vicino una madre in grado di calmare le loro ansie e paure. Il fatto di non essere riusciti con le urla e con i pianti disperati a far ritornare la mamma, li ha convinti di non avere nessun effetto sugli altri, di essere invisibili ai nostri occhi.
Il
ruolo dei genitori
I miei figli non avevano bisogno di una mia presa di distanza, della mia paura di essere, a mia volta, giudicata sulla base dei loro comportamenti! “Non sono i loro comportamenti ad essere anormali , è anormale la loro esperienza di figli feriti”. Nancy Newton Verrier, Coming Home to Self. The Adopted Child Grows Up, Baltimore 2003.
Noi non possiamo salvare nessuno, possiamo però far sentire sempre la nostra presenza. Non chiudere mai la porta alle loro spalle. Prima di giudicare e sanzionare dobbiamo fermarci a riflettere: ognuno ha sempre un valido motivo per esprimere i suoi sì e i suoi no. Questo certamente non vuol dire giustificare condotte riprovevoli, vuol dire tentare di entrare nella mente dei nostri figli, alla ricerca dei loro pensieri, delle loro emozioni; cercare di mettersi sulla stessa lunghezza d’onda, in risonanza con loro.
Noi non possiamo salvare nessuno, possiamo però far sentire sempre la nostra presenza. Non chiudere mai la porta alle loro spalle. Prima di giudicare e sanzionare dobbiamo fermarci a riflettere: ognuno ha sempre un valido motivo per esprimere i suoi sì e i suoi no. Questo certamente non vuol dire giustificare condotte riprovevoli, vuol dire tentare di entrare nella mente dei nostri figli, alla ricerca dei loro pensieri, delle loro emozioni; cercare di mettersi sulla stessa lunghezza d’onda, in risonanza con loro.
I
ragazzi diventano adulti
I
nostri figli stanno trovando, un po’ per volta, la loro strada. Stanno
imparando a camminare in linea retta e non più a zig-zag. La sensazione di non
appartenere a nessuno, la rabbia, la sfiducia stanno lasciando il posto alla
serenità, al perdono e alla gioia.
Ma
ha ancora senso, ora che sono adulti, parlare di adozione? Di
solito si parla di bambini adottati o di adolescenti; di adulti mai. Ma
l’adozione non è una cosa che ha una fine: è una condizione esistenziale, che
accompagnerà i nostri figli per tutta la vita, che ne determinerà le scelte, da
quelle lavorative a quelle relazionali (amicizia e amore), il loro modo di
porsi nei confronti della società…
Spazioadozione: attività, progetti,
collaborazioni.
Come
associazione abbiamo proposto in questi anni diverse attività e progetti
indirizzati a promuovere la cultura dell'adozione. Sempre più spesso (diverse
volte al mese) riceviamo richieste di aiuto, anche molto forti, che ci scuotono…
Ci chiamano famiglie in crisi, anche dall'estero: ci raccontano le loro storie,
ci chiedono consigli e suggerimenti sui libri da leggere (purtroppo molti non
sono disponibili in italiano e non sono fruibili direttamente dai ragazzi). Alla
fine ci rendiamo conto che rispondiamo ad un bisogno sociale.
Brevemente
vi presento le nostre attività:
1.
gruppo auto aiuto (1 volta al mese)
autogestito o con la presenza di uno o più professionisti
2.
“caffè degli
adottati”, un momento di ritrovo tra figli adottivi
adulti
3.
corsi di formazione per genitori
4.
corsi di formazione per docenti della scuola
d'infanzia, elementare e media (gestiti da esperti)
5.
conferenze diverse con psicologi e figli
adottivi adulti
6.
proiezioni di film e relativi dibattiti
7.
spettacoli teatrali
8.
presentazioni di libri sull'adozione (il
prossimo ad aprile)
Progetti:
1.
ci piacerebbe
poter realizzare un monitoraggio della situazione degli adottati in Ticino (non esiste neanche a livello
svizzero) per capire meglio cosa si deve
migliorare e come, quali sono le reali necessità, perché spesso si pensa e si
dice che va tutto bene, che non ci sono difficoltà o che in fondo sono le
stesse dei figli biologici, ma poi ci si scontra con delle situazioni che
dimostrano il contrario.
2.
ci sta a cuore
promuovere la cultura dell'adozione nelle scuole,
all'interno del mondo del lavoro, nei luoghi di detenzione e di cura.
3.
ci piacerebbe
poter aiutare il reinserimento dei figli adulti
adottati che hanno avuto un passato non facile da gestire (studi non
terminati, carcere, ospedalizzazioni, foyer,ecc) ma che nel contempo avrebbero
bisogno di sentirsi accolti, integrati... Non
dobbiamo dimenticare che anche i giovani non accompagnati, che arrivano sempre più numerosi da paesi
lontani, sono figli traumatizzati, che
vanno accolti, integrati e soprattutto capiti, così come i nostri figli
4.
vorremmo poter
finanziare la traduzione di libri che aiutano i giovani adulti a diventare
padroni della propria vita.
Collaborazioni:
1.
siamo iscritti al Forum genitorialità e l'anno
prossimo saremo presenti ad un incontro/conferenza per i trenta anni dei
diritti dei bambini
2.
siamo iscritti alla Conferenza del
Volontariato e abbiamo collaborato portando la nostra testimonianza per un
progetto a livello nazionale.
Abbiamo
frequentato, quando possibile, seminari diversi per formarci e tenerci
aggiornati sui vari temi riguardanti l'adozione
Abbiamo
sensibilizzato i mass media, rilasciando interviste e partecipando a programmi
televisivi (Storie, Falò)
che
nei prossimi mesi sarà rivisto nella sua forma grafica. Ricordiamo, infine, che
tutto il lavoro svolto in questi anni è sempre stato a titolo di volontariato.
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