giovedì 10 maggio 2012

E adesso cosa faccio? Suggerimenti per genitori in difficoltà


Se sai in anticipo cosa ti può capitare, non ti spaventi, hai gli strumenti per intervenire subito e sai a chi rivolgerti.
Ci sono momenti in cui il dialogo con i figli si interrompe e si rischia di arrivare allo scontro. Per evitare il reciproco arroccamento, è meglio tirare il fiato e prendersi una pausa di riflessione. "Cosa mi sta succedendo"?. Ecco alcune cose da non fare e da sapere. Se hai bisogno di un sostegno, è arrivato il momento di chiedere aiuto! 

·     Non reagire emotivamente alle provocazioni: fai il suo gioco; sente che ti ha in pugno. Devi sforzarti di mantenere il controllo.
·         Non competere mai per il controllo della situazione.
·         Solo se tuo figlio si sente sicuro può cambiare.
·         Quando non condividi un suo comportamento controlla il tono della voce: deve restare neutro. Massima attenzione al linguaggio del corpo (la comunicazione passa al 50% attraverso il corpo, il 40% attraverso la voce, il 10% attraverso le parole).
·         Non cadere nella trappola del fare (agire d’ impulso). Fermati e chiediti cosa ti vuol dire tuo figlio comportandosi così.
·         Essere empatici non vuol dire “ti capisco” (sarebbe presuntuoso, visto che lui non si capisce!).
·         Quando fa la vittima non mostrare empatia.
·         Evita di essere permissivo, accondiscendente, indulgente. La mancanza di regole certe aumenta l’ansia.
·         Poche regole chiare di cui si dà per certo il rispetto (non entrare in discussione! Quando si stabilisce un accordo non si può rinegoziare).
·         Non gettare la spugna: mai dire “fa come ti pare”.
·         Non fare mai domande dirette se sai che tuo figlio dice spesso bugie. Formula delle ipotesi (“Mi sembra che oggi tu…”) e aspetta le sue reazioni.
·         Non avere paura di parlare degli eventi traumatici del suo passato. Parlare lo aiuta a capire il presente.
·         Quando chiedi a tuo figlio di impegnarsi a fare qualcosa che lui non vorrebbe fare, dai un rinforzo positivo per evitare la rabbia e il sabotaggio.
·         Dire “grazie” è per lui molto difficile, è ammettere la propria dipendenza.
·         Quando noi lo ringraziamo dobbiamo sempre spiegare il perché.
·         Può non capire la gentilezza e pensare di essere manipolato.
·         Cerca gratificazioni immediate (la promozione a scuola è una meta  troppo lontana!).
·         Basta un rimprovero per interrompere il rapporto di “fiducia vigile”. In tal caso il genitore diventa il suo “persecutore”.
·         Usa i comportamenti come delle “sonde”: provocatori o concilianti per controllare le nostre reazioni. Se ci mostriamo deboli o incerti è finita.
·         Amorevoli, empatici ma vigili e solidi come una roccia.
·         Basta 1 minuto per trasformare l’ansia in crisi di panico: intervieni prontamente, non lasciare che la situazione degeneri.
·         Non comportarti mai in modo prevedibile. Spiazzarlo, ti mette in una situazione di forza.
·         Osserva il comportamento non verbale (leggi lo sguardo)! Il contatto oculare va bene, ma non forzarlo in caso di conflitto!
·         Non usare con lui la parola “manipolare”, preferisci “trucco”.
·         Noi genitori vorremmo essere ricambiati nell’ amore… ma è meglio dire “Noi ti diamo amore; sta a te decidere se accoglierlo a meno”. Il fatto che non ci ricambi, non è un nostro problema!
·         Non catturare su di te la sua ansia: non puoi sostituirti a lui nella soluzione dei problemi.
·         Riconoscere che il proprio figlio potrà fare qualche pasticcio nella sua vita, aumenta le probabilità che NON lo farà!
·         La parola “scelta” va spiegata con tanti esempi. Insistere sui motivi.
·         Più proponi soluzioni, più lui si sente minacciato (=perdita del controllo sulla propria vita).
·         Non offrire aiuti o consigli se non richiesti.

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