Nei giorni scorsi è stata presentata in Gran Consiglio la richiesta, a nome dei deputati Giorgio Fonio, Fiorenzo Dadò e Maurizio Agustoni, di una modifica legislativa per estendere le tutele previste per le madri biologiche che lavorano (il contratto di lavoro non può essere disdetto durante la gravidanza e nelle 16 settimane dopo il parto) alle madri adottive.
"La Regione" del 26 settembre ha dato ampio risalto alla notizia, pubblicando anche l'opinione di Isabella Formentini, portavoce della nostra associazione.
Creare il legame richiede tempo
«Se quanto chiede questa iniziativa venisse concretizzato, sarebbe di sicuro un passo nella giusta direzione». Isabella Formentini, fra le coordinatrici di Spazioadozione, associazione ticinese di genitori adottivi, guarda con favore alla proposta dei tre granconsiglieri. «Per instaurare un legame di attaccamento con il figlio adottivo ci vuole più tempo rispetto a quello consacrato a un figlio biologico e questo lo dico anche in base alla mia esperienza di madre sia biologica che adottiva – spiega la coordinatrice di Spazioadozione Ticino interpellata dalla ‘Regione’ –. I figli adottivi presentano un trauma dell’attaccamento, dovuto alla mancanza di figure di riferimento sicure nella loro infanzia o a traumi vissuti. Stabilire con loro un legame richiede pertanto diverso tempo. Non tutte le mamme adottive possono però stare a casa. Alcune di loro, e non sono poche, si trovano infatti nella necessità di dover lavorare». Per cui, aggiunge la coordinatrice, «ciò che si chiede con l’iniziativa cantonale tutelerebbe sul lavoro anche le madri adottive, riconoscendo loro – e sarebbe un giusto riconoscimento – gli stessi diritti previsti per la mamma biologica». Si colmerebbe dunque quella che oggi «è una lacuna». Sul tema adozione «vi è comunque in generale ancora molto da fare. Un tema al quale come associazione cerchiamo di sensibilizzare le istituzioni, come la scuola, per agevolare l’inserimento nella società e nel mondo del lavoro i figli adottivi».
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